Una strana e paradossale storia metropolitana, rappresentazione teatrale grottesca narrata con i canoni della tragedia greca. L’ambientazione è un residuo urbano: un vagone di treno/metropolitana fermo in una stazione dell’interland di Napoli su un binario morto, come su un “binario morto” sono le vite dei protagonisti. La vita, le relazioni sociali, gli amori, tutto sospeso in una liquida e avvolgente insoddisfazione, che li rende incapaci di determinare cambiamenti. Tutto scorre nell’indifferenza o addirittura nell’ostilità di un contesto sociale fatto di convenzioni e pregiudizi.
La storia si svolge in una notte, unità di tempo. Chiusi nella carrozza di un treno/metropolitana, unità di luogo. Non c’è un ulteriore sviluppo di quello che accade, non ci sono vicende accessorie, unità di azione. Destini che si incrociano e scivolano verso la catastrofe. Incombe la claustrofobica presenza del treno, ma il treno non c’entra, sono gli accadimenti a determinare l’azione e lo svolgersi della vicenda, “’o treno se ne fotte!”. Potrebbe anche esserci un modo, forse, ma “sti cazz’ ‘e buttigiell’ sono tutte uguali! “. Il presunto antidoto viene gettato via. Accettazione del fato o responsabilità del singolo, la risposta tarda ad arrivare. Quante probabilità esistono nella vita reale di far convergere i destini di Cosimo, Damiano e Salvatore in un unico tragico epilogo?
Pochissime, quasi impossibile, forse una su un milione, quante sono le vite della metropoli. Quello che prende corpo è un mito, che nel moderno sentire diventa surreale. Tre vite che si intrecciano, tutto era già accaduto ma nessuno ne era cosciente, nessuno conosceva le relazioni. Tutto si compie e si svela nella sua paradossalità. La presenza “divina” o folle della sedicente “madonna” offre una possibilità, vera o falsa impossibile dirlo.
“Morte o Resurrezione?”, due possibili strade, il dilemma parte dagli interrogativi sulle proprie vite, raccontate da Cosimo e Damiano nel prologo. Una domanda senza risposta, un interrogativo sulla vita, che si perde su un binario morto ai confini della metropoli. La sedicente “madonna”/deus ex machina conclude grottescamente che “comunque ridendo e scherzando la nottata è passata”. Epilogo tragico o possibile rinascita, nuova vita? Domanda conclusiva a cui il teatro non è tenuto a rispondere, il teatro invita a riflettere.
di
Lello Guida
con
Antonio Grimaldi, Ciro Girardi, Giacomo D’Agostino, Gabriella Landi
regia
Franco Alfano e Elena Scardino
produzione
Lab Teatro e Piccolo Teatro Porta Catena