“Non si deve temerli, questi silenzi, li si può amare”
John Cage, “Conferenza sul niente”, 1959
Letture, parole, silenzi, paesaggi sonori e ramificazioni visive, frammenti di vari autori, che nutrono la nostra famelica passione, e che s’incarnano in brandelli tenuti insieme dal filo dell’improvvisazione.
“Gatto randagio” è uno spettacolo che nasce dall’incontro tra due appassionati di teatro, musica, cinema e arti visive, prima che tra un attore e un regista.
Il tutto si realizza come una suite sperimentale multimediale, dove i suoni diventano parola e viceversa, in un fluido tendere a discipline diverse come il teatro, l’installazione o la musica, in cui sono presenti in prima misura elementi noise e ambient, sui quali si distende l’ombra di una chitarra astratta ai limiti del riconoscibile, elementi non intesi come insieme di regole da rispettare ma come possibili spunti che toccano una corda interiore della sensibilità.
Nulla è fisso e il repertorio sfugge al controllo, per poi tornare ciclicamente e istintivamente alle origini, proprio come i gatti randagi fanno ogni volta che tornano ai propri rifugi, come anime erranti, che cercano riparo l’una con l’altra, e come ci auguriamo possa avvenire ogni sera in empatia con chi si abbandonerà con noi, in un ignoto spazio profondo, alla deriva nel vuoto e nella bellezza del teatro.
Luca Taiuti
con
Tonino Taiuti
regia
Luca Taiuti
costumi
Sara Marino
per la videoinstallazione si ringraziano:
Vincenzo De Luceper le fotografie e Mino D’Andrea per il contributo grafico
produzione
Casa del Contemporaneo