Giovedì 16 febbraio ore 19.00
intervengono Elena Coccia, avvocato, e Costanza Boccardi, operatrice culturale
THE MOSCOW TRIALS 
Nel marzo 2013 Milo Rau allestisce un’aula di tribunale presso il Sakharov Center di Mosca e vi mette in scena un “processo” alla guerra culturale del sistema politico di Putin. La performance è stata presa d’assalto dalle autorità russe e ha provocato uno scandalo internazionale. Il film documenta la realizzazione del progetto e gli accadimenti di quei giorni.
(Die Moskauer Prozesse – Svizzera/Germania 2014)
Russo con sottotitoli in italiano, durata 86 min.
Venerdì 17 febbraio ore 19.00
intervengono Alessandra Cutolo, regista, e Luca Saltalamacchia, avvocato specializzato in tutela dei diritti umani e dell’ambiente
THE CONGO TRIBUNAL
The Congo Tribunal usa ancora una volta teatro e cinema come contenitori degli orrori dell’umanità e mette in scena un processo per i crimini di guerra compiuti durante il lungo conflitto civile in Congo.

(Das Kongo Tribunal – Germania/Svizzera 2017)
Francese, Inglese, tedesco, swahilii con sottotitoli in italiano, durata 100 min.

Sabato 18 febbraio ore 19.00
intervengono Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, e Giacomo Bisordi, regista e dramaturg di Milo Rau
THE NEW GOSPEL
Una riflessione su che cosa avrebbe predicato Gesù nel XXI secolo, chi sarebbero stati i suoi discepoli e, soprattutto, come risponderebbe la società attuale al ritorno del figlio di Dio.
(Das Neue Evangelium – Germania/Svizzera 2020)
Inglese, francese, italiano con sottotitoli in italiano, 107 min.
Milo Rau – 1977, Berna, Svizzera. Regista e autore teatrale, ha studiato sociologia, germanistica e romanistica a Parigi, Zurigo e Berlino, seguendo, tra gli altri, le lezioni di Tzvetan Todorov e Pierre Bourdieu. Ha iniziato a scrivere reportage internazionali nel 1997, viaggiando in Ciapas e a Cuba. Dal 2000 ha lavorato per la Neue Zürcher Zeitung, e dal 2003 ha iniziato il suo percorso come regista e autore in Svizzera e all’estero. Nel 2007 Rau ha fondato l’IIPM (International Institute of Political Murder), il centro di produzione teatrale e cinematografico con il quale realizza anche oggi tutti i suoi lavori. Accanto al suo lavoro teatrale e cinematografico, Milo Rau tiene lezioni di regia e cultural theory in diverse università. Le sue opere teatrali e cinematografiche si basano su lunghe e meticolose ricerche sul campo, a volte sono vere e proprie campagne culturali e sociali di ampio respiro (come ad esempio “Montana”, “The Last Hours of Elena and Nicolae Ceausescu”, “Hate Radio”, “City of Change”, “Breivik’s Statement”, “The Moscow Trials”, “The Zurich Trials”, “The Civil Wars”, “The Dark Ages” e “The Congo Tribunal”). Sono state invitate in più di trenta diversi paesi del mondo e ospitate da alcuni tra i più importanti festival e centri internazionali, tra i quali Berliner Theatertreffen, Festival di Avignone, Theaterspektakel Zürich, Noorderzon Performing Arts Festival Groningen, Festival TransAmeriques, Wiener Festwochen, Kunstenfestival Brussels, Santarcangelo Festival, Terni Festival, Biennale di Venezia. E’ stato insignito con numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali lo Swiss Theatre Price, il Premio per il miglior radiodramma dell’Associazione dei Ciechi di Guerra (per “Hate Radio”), il Premio Speciale della Giuria del German Film Festival (per “The Moscow Trials”) e il Gran Premio della Giuria del Festival Triennale di Teatro Tedesco “Politik im Freien Theater” (per “The Civil Wars”). Il suo saggio filosofico “What is to be done. Critique of the Postmodern Reason” (2013) è diventato un bestseller ed è stato nominato “Miglior Saggio Politico del 2013” dal prestigioso quotidiano tedesco ‘Die Tageszeitung’, mentre la sua pièce “The Civil Wars” è stata selezionata tra “Le migliori 5 opere teatrali del 2014” dalla commissione di esperti della Televisione Statale Svizzera. “The Civil Wars” è stata nominata come “uno dei migliori spettacoli dei Paesi Bassi e delle Fiandre della stagione 2014/2015”. Il quotidiano belga ‘La Libre Belgique’ ha recentemente definito Milo Rau “il regista più richiesto d’Europa”, mentre il settimanale tedesco ‘Der Freiteg’ lo definisce “il regista teatrale più controverso della sua generazione”.