Il mondo che racconta Enzo Moscato è quello della capitale del Sud, di quella Napoli straziata e straziante, disperata e disperante, nella liricità, nella trasgressione, nella violenza. E nella nostalgia. “Città, come si dice, del calore, dell’invettiva indolente, della fine dicitura e, perciò stesso spazio dell’azzeramento di tutte queste cose: di ogni truce buon senso, come di ogni stantio luogo comune”.
Dopo oltre 30 anni Enzo Moscato riprende uno dei suoi testi più iconici Occhi Gettati, del 1986, quello che lui stesso definisce “una sorta di picassiana Guernica, una sorta di grande incendio, di grande rogo, di grande olocausto, del discorso tradizionale sul teatro, su Napoli, e su di me”.
Lo ripensa come “un de-coupage 34 anni dopo” e lo riporta in scena in forma di polittico di voci, dando vita, insieme a 8 straordinari interpreti, a un travolgente canto rapsodico tragico e comico, grottesco e surreale, pieno della straripante vitalità che caratterizza il suo universo espressivo.