Futuro prossimo. Il cielo è coperto di cenere, il sole come noi lo conosciamo è solo un ricordo. La vita procede come sempre, si produce e si consuma a ritmi serrati, in un mondo grigio, febbrile, iperconnesso – desideri e bisogni sono gestiti da algoritmi perfettamente integrati nella vita quotidiana.
Vittorio a vent’anni è stato un poeta riconosciuto, a quaranta è uno sceneggiatore di spot e serie tv che s’imbottisce di antidepressivi. Per lui la luce del sole è il segno di una perdita senza rimedio. Simone è un giovane musicista che suona in streaming le frequenze sismiche e compone in freestyle – nato dopo il cataclisma che ha offuscato il cielo, lui la luce del sole non l’ha mai vista. Nel loft in cui vivono, la voce dell’interfaccia Dira alterna notifiche, promozioni, versi di un poeta persiano dell’XI secolo, mentre analizza e monitora i suoi inquilini. Dal mondo di fuori provengono echi di agitazioni sociali e di una crescente tensione geopolitica, mentre dalla Germania una donna invia videomessaggi enigmatici percorsi da visioni apocalittiche, a cui nessuno risponde. Cosa cerca Simone tra le righe di antichi testi del misticismo islamico? Perché Vittorio è irrequieto all’offerta di ripubblicare le sue raccolte? A chi parla Sara, perché non riesce mai ad arrivare al punto? Una verità sta per affiorare o esplodere, sullo sfondo di un’Europa che si fa sempre più nera.
La fine del nostro mondo è un lento dissanguamento, le parole diventano lettera morta e la luce è un ricordo che stinge. Tra speranze terminali e barlumi di violenza, l’umanità del vecchio Occidente abita a suo modo un’ipermodernità snervata, in cui le azioni sono atti mancati e la verità una nota a margine dell’artificio.